La Storia di Aquileia

Recenti indagini, cominciate nel 1996 e tuttora in corso, stanno facendo emergere la presenza di un insediamento protostorico, posto nella zona settentrionale, che l’età radiometrica calibrata, condotta su strutture lignee e confermata dai materiali ceramici ritrovati, pone tra il 916 e il 790 a.C. Esso era sorto in una area acquitrinosa, come proverebbero elementi di bonifica costituiti da tavolati e pali: si è individuata una struttura, di cui è ancora incerto il carattere (abitativo o artigianale), con focolare. Un’inondazione, collocabile nell’ambito del VII secolo, segna la fine dell’abitato: i materiali, tuttavia, indicano la continuità della frequentazione.

Per i secolo successivi si hanno testimonianze sporadiche, costituite da bronzi, riferibili al VII- VI secolo, di produzione veneta e transalpina. Contatti di grande interesse (specie in relazione alla “via dell’ambra”, che avrebbe portato a reciproci scambi commerciali) si hanno con l’Adriatico meridionale (Daunia) nel V secolo. Infine, una serie di bronzetti (guerrieri, offerenti, Ercole) testimonia contatti con la zone veneta, umbra e etrusco- laziale fra VI e III secolo, indicando l’esistenza di un emporio santuariale e di un porto. Proprio a genti venete risalirebbe l’origine del nome dato alla zona, poi mutuato dai Romani per la nuova colonia, la cui radice significherebbe “oscuro”, “acquoso”, mentre la notizia tradizionale sul nome della città parla dell’apparizione di un’aquila nel momento in cui veniva tracciato il solco primigenio.

La vita di Aquileia romana copre un arco cronologico di sette secoli, compreso fra il 181 a.C., anno della fondazione, e il 452 d.C., momento della devastazione attilana, vista nel mondo contemporaneo quale frattura di violento impatto psicologico, tanto da essere annoverata nei cosiddetti “Fasti consolari ravennati” (“Aquileia fracta est XV kal. Aug.”, “Aquileia è stata annientata il 18 luglio”). L’evoluzione dello stato giuridico è ben definita: fondata come colonia latina (autonoma, ma subordinata a Roma tramite un trattato di alleanza), nel 90 a.C. diviene municipium (cioè acquisisce la piena cittadinanza); da ultimo, probabilmente entro la prima metà del I sec.d.C., riceve il titolo onorifico di colonia romana.

La fondazione avviene in due tempi: nel 181 a.C. si ha l’invio di 3000 coloni- soldati guidati da L. Manlio Acidino, Scipione Nasica e Gaio Flaminio; nel 169 a.C. giunge un secondo gruppo di 1500 coloni quale rinforzo, sotto i comandi di T. Annio Lusco, P. Decio Stabulone e M. Cornelio Cetego. I contingenti sono formati da gruppi di origine italica (Lazio, Umbria, Sannio, fascia adriatica picena); a questi, come indicano fonti documentarie, si uniscono coloni di stirpe veneta, facenti parte di famiglie prestigiose, come proverebbe la loro precoce presenza fra i magistrati.
Il sito prescelto è ubicato in una piana di origine alluvionale, la cui caratteristica principale è data dalla presenza di zone umide e di zone paludose. Recenti sondaggi geognostici hanno mostrato come la copertura forestale fosse composta in prevalenza da querce e carpini con presenze di ontano, mentre il sottobosco era costituito da corniole e sanguinella. In livelli tardo repubblicani si è riscontrata la presenza di farro grande, piuttosto insolita, vinaccioli di vite, fico, noce e mandorlo; fondamentale nei momenti iniziali dell’impianto è l’apporto dell’economia pastorale, come prova una delle più antiche epigrafi della città, che menziona il forum pequarium, luogo di mercato per pecore e prodotti dell’allevamento.
Dedotta per precise motivazioni militari, volte alla tutela degli interessi romani nell’area, già frequentata commercialmente, Aquileia diviene in breve un centro economico di rilevante importanza. Portano a ciò la particolare posizione, nella Bassa Pianura Friulana, a sud della linea delle risorgive, e l’ubicazione, sulla riva destra di un grande fiume navigabile, derivante dalla confluenza del Natisone con il Torre, con apporti anche dall’Isonzo, il quale, dopo pochi chilometri, sfociava nel Mare Adriatico.

Nel progetto unitario che ha presieduto all’impianto urbano, l’asse portante è dato dal cardine massimo (asse nord- sud), ancora oggi ricalcato dalla via Giulia Augusta, ossia il percorso verso Grado. Il decumano massimo (asse est- ovest) trova correlazione con il Canale Anfora, poderosa opera di idraulica costruita per la bonifica delle zone paludose e per la navigazione interna. Nella planimetria si legge una sorta di divisione territoriale legata al carattere di fruizione dei diversi settori: ad Est sorge la zona portuale con i magazzini, ad Ovest quella che raccoglie gli edifici di spettacolo e le terme principali (resti non visibili). Quale ideale cerniera si pone il complesso del Foro.

Il decollo economico è dovuto specie al porto e allo sviluppo di un’imponente rete stradale che vede in Aquileia un punto nevralgico di passaggio per i territori settentrionale e orientali.
L’importanza acquisita dalla città nella compagine dell’Impero si rafforza nel IV secolo d.C.: già celebrata dal poeta Ausonio (310- 395 d.C.) come nona per importanza fra i centri dell’Impero, famosa per il porto e le mura (moenibus et portu celeberrima), diventa fortezza arretrata con funzioni strategiche nell’ambito delle fortificazioni lungo le Alpi (Claustra Alpium Iuliarum), per bloccare gli accessi orientali ai barbari dei territori transdanubiani

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