La Storia di Aquileia

Recenti indagini, cominciate nel 1996 e tuttora in corso, stanno facendo emergere la presenza di un insediamento protostorico, posto nella zona settentrionale, che l’età radiometrica calibrata, condotta su strutture lignee e confermata dai materiali ceramici ritrovati, pone tra il 916 e il 790 a.C. Esso era sorto in una area acquitrinosa, come proverebbero elementi di bonifica costituiti da tavolati e pali: si è individuata una struttura, di cui è ancora incerto il carattere (abitativo o artigianale), con focolare. Un’inondazione, collocabile nell’ambito del VII secolo, segna la fine dell’abitato: i materiali, tuttavia, indicano la continuità della frequentazione.

Per i secolo successivi si hanno testimonianze sporadiche, costituite da bronzi, riferibili al VII- VI secolo, di produzione veneta e transalpina. Contatti di grande interesse (specie in relazione alla “via dell’ambra”, che avrebbe portato a reciproci scambi commerciali) si hanno con l’Adriatico meridionale (Daunia) nel V secolo. Infine, una serie di bronzetti (guerrieri, offerenti, Ercole) testimonia contatti con la zone veneta, umbra e etrusco- laziale fra VI e III secolo, indicando l’esistenza di un emporio santuariale e di un porto. Proprio a genti venete risalirebbe l’origine del nome dato alla zona, poi mutuato dai Romani per la nuova colonia, la cui radice significherebbe “oscuro”, “acquoso”, mentre la notizia tradizionale sul nome della città parla dell’apparizione di un’aquila nel momento in cui veniva tracciato il solco primigenio.

Sepolcreto

Gli scavi della necropoli che si estende lungo la strada – una parallela della via Annia antica – che lasciava la città in direzione Sud- Ovest, nei pressi dell’Anfiteatro, vennero attuati fra il 1939 e il 1940, mentre negli anni successivi si provvide ad restauro e alla sistemazione delle strutture riportate in luce. Questo, infatti, è l’unico sepolcreto visibile fra quanti topograficamente distribuiti lungo le vie che si diramavano da Aquileia, usate nel primo tratto come assi portanti per la dislocazione di sepolture, secondo il costume romano.
Il tratto di necropoli presenta una suddivisione in aree, allineate e contigue, delimitate da un particolare tipo di recinzione, costituito da muri bassi, protetti da elementi lapidei, le quali rispondono alla volontà di autorappresentazione del proprietario e dei famigliari, tesa a mantenere e a tramandare il ricordo delle proprie esistenze. Sono presenti cinque recinti, di diversa estensione, databili tra la metà del I sec.d.C. e il III, appartenenti ad altrettante famiglie: seguendo la scansione dei documenti epigrafici qui erano sepolti gli Statii, fornaciai, una famiglia di cui non è rimasto il nome, gli Iulii, gli Trebii e i Cestii .

Porto Fluviale

La Via Sacra – il “viale degli scavi” secondo la definizione di G. Brusin alla sua inaugurazione, avvenuta il 3 giugno 1934 -, costituisce il principale tramite per la conoscenza del Porto di Aquileia. Essa, infatti, è stata costruita con la terra di riporto delle indagini condotte nel bacino e ricalca l’andamento del corso d’acqua formato dalla confluenza del Natiso cum Turro.
Strabone, storico e geografo di età augustea, descrive il Porto di Aquileia come un attivissimo centro di scambi commerciali, punto di incontro fra i paesi transalpini e l’ambito mediterraneo: la sistemazione del sito con opere di edilizia monumentale andrebbe riferita alla fine del I sec.d.C.

Porto Fluviale

La presenza di un fiume navigabile è stata una delle concause che portarono alla scelta dell’area dove fondare la nuova colonia nel 181 a.C.: la realizzazione di punti di approdo attrezzati appare pressoché contemporanea, come anche la costruzione del Canale Anfora, destinato a regolare i flussi delle acque in relazione alle maree. Le barche potevano risalire la corrente anche tramite alaggio, ossia attraverso il traino con funi lungo appositi percorsi, le viae helciariae, delle quali sono state riconosciute le tracce.

Recentissimi studi interdisciplinari hanno fatto emergere aspetti di notevole interesse inerenti la portualità di Aquileia romana, specie per quanto concerne il rapporto con l’idrografia della zona. Nel quadro depunto d’ormeggiolineatosi, il Porto repubblicano e proto- imperiale era posto più a occidente di quello attualmente visibile, in relazione allo spostamento del fiume verso Est: il canale Anfora era ad esso collegato da un sistema basato su corsi d’acqua e canali artificiali. Nella zona di Monastero, a nord del porto fluviale, sono stati scoperti tre ponti, uno dei quali di notevoli dimensioni; in località S. Stefano, subito a Nord del Foro, si è evidenziata la presenza di un canale fornito di banchina.
In base a quanto riscontrato era possibile circumnavigare il perimetro cittadino.

Museo Archeologico Nazionale di Aquileia

Il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia è ubicato nella storica sede costituita dalla Villa Cassis faraone, la cui costruzione risalirebbe al periodo compreso tra 1812 e 1825. Qui, su tre piani, per un totale di dodici stanze, sono esposte le collezioni, le quali spaziano dalla statuaria a categorie di oggetti legati alla vita quotidiana e all’ornamento personale. Spicca la raccolta delle gemme e delle ambre, di cui Aquileia era il punto centrale di lavorazione e di smistamento commerciale.

Zone Archeologiche

Le aree di scavo attualmente visitabili costituiscono una minima parte del patrimonio edilizio emerso con gli scavi: le difficoltà causate dalla natura del suolo, ricco di acque freatiche, hanno consigliato il reinterramento della maggior parte.

Una prima distinzione va effettuata sulla connotazione dei complessi lasciati in vista: alla vita pubblica appartengono il Foro ed il Porto Fluviale, sono pertinenti alla sfera privata le abitazioni ed il sepolcreto. Un percorso che li comprenda entrambi restituisce la visione e la comprensione del ruolo rivestito da Aquileia romana nel mondo antico.